16/01/14

Dream Baby Dream

"Open up your heart
C'mon keep the fire burning
Keep the fire burning
C'mon baby dream baby dream"


(Bruce Springsteen, "Dream Baby Dream" - Suicide cover)

Colleghi Springsteeniani, che vi devo dire?
Tanto ho trovato sentita, struggente e necessaria la "Dream Baby Dream" con cui il Nostro chiudeva i concerti del Devils & Dust Tour qualche anno fa, tanto mi sembra inutile e finta la versione incisa per "High Hopes", l'album appena uscito.



Sono cresciuta con una vera e propria fissazione nei confronti della musica. Ne parlerei per ore, sempre e per sempre. Ovunque e con chiunque. Ne scrivo pure qui, in un blog che dovrebbe celebrare quasi esclusivamente il cibo e, tutt'al più, la nostra attività.
Sono sempre stata così, fin da piccola.
Le mie coetanee dormivano abbracciate a bambole e orsacchiotti. Io facevo sonni e sogni sereni felicemente abbarbicata al mio mangiadischi bianco e rosso.
Il primo 45 giri che ho toccato fisicamente, nonché la prima canzone che mi ha trafitto il cuore: "Scende la pioggia" di Gianni Morandi, versione tutta italiana di "Elenore" dei The Turtles.
Cosa ne potesse capire una bambina di quattro anni di "per amore sto morendo" e "crolla il mondo addosso a me", non ci è dato saperlo. Ma che mi fregava? Io la cantavo a squarciagola, trascinata dalla melodia.

Agli albori della mia carriera di maniaca della canzone, immagazzinavo quel che passava il convento: sigle dei cartoni animati. Amore incondizionato verso "Daitarn III", "Goldrake", "Jeeg Robot D'Acciaio" (che mio padre, per anni, ha creduto "Microbo d'Acciaio"). Nei confronti di Cristina D'Avena, insofferenza e una punta di schifo.
Più avanti è stata la volta del Festival di Sanremo (musica colta a manetta, a casa mia!). Primo ricordo nitido: Alice, con "Per Elisa". Gran classe, bisogna dirlo.

Poi, per fortuna, mi sono coltivata i miei gusti e le mie passioni, e a 11 anni mi sono spinta oltre le mie umane capacità imparando "Born in the U.S.A." di Springsteen.

Insomma, tutto questo po' po' di preambolo per dire che, fin da ragazzetta, quando non trovavo le parole giuste per condividere stati d'animo e pensieri (se si è emotivi spesso capita), le chiedevo in prestito alle canzoni che conoscevo. Che non è una peculiarità esclusivamente mia, me ne rendo conto.
Nel periodo adolescenziale, in anni cui, si sa, si è maggiormente confusi (o così si crede perchè ancora non si è arrivati vicini ai 40...), non so dire nemmeno io quante musicassette ho distribuito agli amici.
E ci mettevo una perizia infinita, mentre le preparavo.

Poi, per fortuna, sono riuscita ad affidarmi sempre di più alla parola parlata. Che per certe situazioni è un po' più immediata, diciamo.

Però è bello utilizzare canali comunicativi alternativi e insoliti, a volte, no?

Sono convinta che anche il cibo possa veicolare precisi messaggi.
I sapori non sono mica tutti uguali: ci sarà un motivo. Così come un piatto presentato in un certo modo può suscitare determinate emozioni/reazioni al posto di altre. La cucina giapponese ce lo dimostra.


Per esempio, mio padre, abitudinario un po' in tutto, dà il peggio di sé a tavola: niente sapori nuovi, zero variabili, imprevisti no grazie. Una profonda repulsione verso qualsiasi tipo di verdura, risalente ai tempi dell'asilo. Dice che non ne sopporta la consistenza che assumono una volta cotte. Però, per star sicuro, non ne mangia nemmeno di crude. Uno che, dacché lo conosco, va dicendo "non mi piace la pizza", senza averne mai assaggiato nemmeno un boccone.
Non chiede altro se non di poter mangiare i soliti due o tre piatti conosciuti e rassicuranti.
Una manna per mia madre, altra abitudinaria cronica, anche ai fornelli.
Quando i miei litigavano, tutti sapevamo cosa avremmo mangiato il giorno dopo: stufato di manzo (piatto molto amato da mio padre). Con cipolle, però. Tante cipolle. Una montagna, che finiva per franare quasi tutta nel piatto di mio padre.
Forse anche mia madre ha sempre avuto qualche problema con la parola parlata, ma con le cipolle ci sa fare, altroché.

Voi cosa dite? Comunicate col cibo?
Per dire: se doveste dichiarare il vostro amore ad una persona con un piatto, cosa le cucinereste?
E se doveste comunicarle astio?










2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella la metafora musica e cibo, però ora ti sei macchiata dell'onta di aver adorato Gianni Morandi. Per certe cose non esiste il perdono! :)
Continuate a scrivere!!!

piano, non spingete ha detto...

Giammai lo adorai! O Gianmai (che finezza, eh?). Ho solo amato la canzone.
A mia discolpa, va detto che la versione dei Turtles è bruttarella.
Eccoti le prove, a circa due minuti e trenta secondi dall'inizio: http://youtube.com/watch?v=aOvD-FV8bN4
Notare:
1. Il brillante joke iniziale del presenatore
2. Quanto son belli i cantanti (Bruno Lauzi in versione mariachi coi capelli piastrati, coadiuvato da Simone Cristicchi)
3. La bellezza del malizioso testo originale ("maybe we won't watch the show" - "you're my pride, my joy, ETCETERA"!)
Ma non ti voglio deludere: se continuerò a parlare delle mie prime passioni musicali, avrai di che sfottermi, te lo garantisco!