27/12/13

Racconto di Natale

Mettetevi comodi, oppure sotto le coperte, è l'ora della storia di Natale.

C'erano una volta due sfogline con un sogno, poi il sogno si è infranto, fine della storia. Un po' breve eh. Andiamo con ordine.
C'erano una volta due sfogline, che lavoravano giorno e notte, per realizzare un sogno per pagare un debito. 

Mettetevi comodi, care amiche e amici, è l'ora del racconto di Natale. Il fuoco è acceso, le castagne cuociono, e noi siamo sotto le coperte. 
Tanto, tanto, tanto tempo fa, noi piccole sfogline abbiamo deciso di avviare la nostra attività.  Ci siamo rivolte alla volpe notaio e al gatto commercialista, e com'è come non è, fatto sta che i soldi non crescono sulle piante. Una volta appurato questo, abbiamo deciso di comprare gli attrezzi giusti per i ravioli giusti. 
Cammina cammina, abbiamo incontrato Mangiafuoco, che non vedeva l'ora di incontrarci, sembrava aspettarci, per offrirci merce ottima in garanzia. 
(Noi, piccole sfogline, ci siamo fatte consigliare da chiunque si sia presentato come persona competente in materia. Dopo circa dodici mesi d'attività, abbiamo capito che nel nostro paese di fantasia, non ci sono persone competenti, ma solo cialtroni. Orsetti lavatori alle poste e in banca, che giustamente, non sanno cosa sia una chiave USB. Ma l'atmosfera natalizia è scomparsa e forse un po' di rabbia ha preso il sopravvento).
Una volta attraversato il bosco, ed essersi fatte rifilare diverse mele marce, abbiamo iniziato a produrre e confezionare i nostri ravioli. Ma l'avventura era appena agli inizi. 
Dopo tre anni e diverse vicissitudini avevamo trovato riparo nella casa nella zona industriale, di due simpatici vecchietti dai capelli bianchi e tanta esperienza. Ma mentre si viveva in armonia e allegria, un drago dalla grossa pancia, proveniente dalla Francia, rapì uno dei due anziani. Fu un colpo terribile per tutti e niente fu come prima. Soprattutto quando scoprimmo che il drago era il figlio dei due simpatici anziani. A noi sfogline, non restò che racimolare le nostre cose, e lasciare la casa. Vagammo per mesi alla ricerca di una nuova sistemazione.  Non trovando casa, né pace, decidemmo di partire per terre sconosciute, portandoci dietro le sole cose che stavano in valigia.
Ma dovevamo trovare subito un posto ai nostri bellissimi e giustissimi attrezzi per fabbricare i ravioli, che in valigia non ci entravano di certo. 
Fu così che incontrammo la zecca, la sanguisuga, la iena, lo sciacallo, l'avvoltoio, no, non tutti questi animali, ma uno solo che li è tutti. Un essere così spaventoso che se ci penso mi viene la pelle d'oca e poi una forte voglia di ammazzarla.
La zecca ci prese i nostri attrezzi magici con l'inganno e ancora oggi sono rinchiusi nel suo castello. 
Così, senza una casa, con pochi attrezzi, partimmo verso terre più accoglienti: il Polo Nord. 
Ad accoglierci un branco di orsi polari affamati, ma visti da vicino sono dei peluche all'ingresso di un negozio. Un giorno il vento freddo, proveniente dalla Groenlandia, ci congela all'uscita di casa. Un ragazzo che passava di li per caso, ci mette addosso il Lopapeysa, e come per magia, ci scongeliamo e ci mettiamo a fare i culurgiones. Li regaliamo subito al ragazzo che ci ha salvato la vita. Se li è meritati.
Agli abitanti del Polo Nord piace il cibo italiano, anche se non lo conoscono bene, ma sono molto curiosi. Allora, noi sfogline, siamo finalmente felici che qualcuno apprezzi la nostra pasta e la voglia mangiare a tutte le ore. 
Vivremo qua per sempre, indossando i nostri lopapeysa, pena la morte per congelamento.
versione A(Sembrava filare tutto per il verso giusto, poi il ragazzo che ci aveva salvato la vita viene rapito dagli alieni. Muore di crepacuore il proprietario del bar dove dovevamo fare il nostro debutto in grande stile. 
La zecca che ci ha rubato gli attrezzi giustissimi, insiste a non volerceli dare.
I lopapeysa non bastano più.) 
versione B (Ora che abbiamo i lopapeysa e siamo invincibili, decidiamo di tornare a riprenderci i nostri attrezzi giustissimi per i ravioli perfetti. Decidiamo il piano con degli amici fidati, ci presenteremo ai piedi del castello e non ce ne andremo finchè non ci ridarà le nostre cose. 
Ma quando ci presentiamo là, una brutta sorpresa ci attende, i nostri attrezzi non ci sono più. Sono stati caricati su un camion e portati via. 
Inutile dire che ci ha preso un grande sconforto. Forse non siamo più sfogline? Forse abbiamo anche una crisi d'identità? Oppure è solo colpa di una stronza che deve morire?

Ecco fatto. Qui sopra, vi abbiamo riassunto le nostre avventure, e un po' del nostro 2013.
Scegliete voi quel che preferite: finale A (un po' sfigato ma abbastanza fedele alla realtà, più di quanto voi possiate immaginare) o finale B (intriso di quel buonismo spinto, tipico del Natale, soprattutto nella parte "stronza che deve morire")?

Oppure, sempre perché, se si è davvero sognatori, lo si è per sempre, azzardiamo un terzo scenario.
La Monstra (Vinicio Capossela docet), che tiene in ostaggio i nostri attrezzi giustissimi per ravioli perfetti, cadrà vittima di un incantesimo da cui non si libererà mai più: diventerà, suo malgrado, onesta. E restituirà tutto ciò che ha rubato fin qui. A tutti.
Avete presente Whoopi Goldberg in quell'obbrobrio di film che fu "Ghost", nell'unica scena memorabile di quell'inutile pellicola? Quella in cui la nostra Whoopi/finta medium, è costretta a consegnare in beneficenza un assegno dalla cospicua somma ad una suora? Ecco. Per la Mostra ladra di attrezzature, la vita, dal 2014 in poi, sarà un susseguirsi di episodi di involontaria generosità di questo genere.
Le vostre sfogline, galvanizzate da questa botta di giustizia ormai inattesa, riprenderanno fiducia (oltre all'attrezzatura!), torneranno a Nord e sfameranno per sempre, coi loro manicaretti, l'intero Polo.
Ma mica solo il Polo, ché di Paesi da conoscere e genti da sfamare ce ne sono tanti, e noi sfogline uno zaino pronto ce l'abbiamo sempre.

Buone Feste a tutte e tutti da Laura e Iride.



 


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